“Non abbiamo budget per la pubblicità”: se lallero! - Pesce Comunica

“Non abbiamo budget per la pubblicità”: se lallero!

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La Pesce sta tirando acqua al suo mulino? Anche. Soprattutto la Pesce riflette con voi. Perché smettere di fare pubblicità in questo momento (quello del nuovoquasilockdown sperando che non si trasformi nel secondolockdownchemannaggiacomeneusciremo) sembra la soluzione più facile per risparmiare una spesa. Ed entriamo così subito nel merito: la pubblicità non è una spesa; la pubblicità è un investimento. Se ponderato e gestito intelligentemente, porta risultati (anche e soprattutto in un momento di crisi).

Cosa stiamo dicendo? Che tagliare ora il budget previsto in comunicazione non è una buona idea; che smettere di comunicare ora con il proprio pubblico e con quello potenziale è un lusso che non ci si può permettere; che restare fermi ora mentre gli altri vanno avanti può portare ad una crisi ancora più nera a lungo termine; che smettere di fare pubblicità ora vuol dire vanificare gli sforzi fatti fino a poco tempo fa.

Henry Ford ha detto “che chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare il tempo“; Steve Jobs l’ha messa così: “investire nella pubblicità in tempo di crisi è come costruirsi le ali mentre gli altri precipitano“. Ecco cosa fare.

Sbaragliare la concorrenza

Nei momenti di crisi molti scelgono di bloccare la comunicazione. Non fermarsi significa così emergere e acquisire maggiore visibilità.

Cambiare il paradigma

Ad aprile abbiamo riflettuto su cosa si aspettano le persone dai brand durante l’emergenza Covid-19. Dai dati dell’osservatorio Civic Brands continua ad essere evidente quanto sia necessario per un brand stabilire un rapporto più empatico con il pubblico, ora più di prima. Dalle ricerche effettuate in collaborazione con Ipsos si evince infatti che il processo decisionale dei potenziali clienti dipende sempre più dall’affinità valoriale che viene instaurata con la marca e non solo dal prezzo. Scegliere, prendere posizioni in maniera etica, agire comunicativamente ora in modo efficace è la scelta da portare avanti concretamente non solo in termini di brand image ma anche per mantenere alta la percezione dell’azienda da parte del pubblico.

Investire meglio

In momenti di crisi la comunicazione è tendenzialmente meno costosa: investire ora significa farlo in maniera più efficiente (senza contare che il digitale permette di tracciare più facilmente i risultati delle campagne e quindi di spostare budget in maniera più proficua).

A darci qualche numero a supporto dell’idea che tagliare o ridurre il budget sulla comunicazione in tempo di crisi non si rivela una mossa efficace ci ha pensato Wired qualche mese fa. Eccone qualche esempio.

  • L’American Business Press ha provato che le aziende che hanno investito in pubblicità durante la crisi economica del 1974/1975 hanno poi visto aumentare vendite e fatturato non solo durante la crisi stessa ma anche nei due anni successivi.
  • Durante la gravissima crisi del 1929 Kellogg’s ha aumentato i suoi ricavi del 30% dopo aver raddoppiato i suoi investimenti in advertising.
  • Pizza Hut e Taco Bell hanno aumentato le loro vendite del 61% e 41% approfittando dei minori investimenti del concorrente McDonald’s durante la crisi del 1990/1991.

In conclusione: interrompere la comunicazione in un periodo di crisi non è cosa buona. Qualcuno potrebbe obiettare che non c’è budget. A loro consigliamo di contattare noi o dei professionisti del settore con i quali rivedere la strategia migliore da adottare per superare anche questo.

E superarlo anche meglio di prima.

Colonna sonora: Jerusalema (Master KG feauring. Nomcebo Zikode)

Paola Bernasconi
Paola Bernasconi
Copywriter della Pesce. Il Che Si Dice lo scrive lei.

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