Tratto da una storia vera - Pesce Comunica
Paola e Daniele che sorridono
L’ultimo sforzo prima delle vacanze: abbiamo aggiornato il portfolio
10 Agosto 2022
L'articolo sul trasloco della Pesce
42, 33, 12, 8. Perché stiamo dando i numeri?
22 Dicembre 2022
Paola e Daniele che sorridono
L’ultimo sforzo prima delle vacanze: abbiamo aggiornato il portfolio
10 Agosto 2022
L'articolo sul trasloco della Pesce
42, 33, 12, 8. Perché stiamo dando i numeri?
22 Dicembre 2022
Mostra tutto
L'articolo sul marketing

Oggi ti racconto una storia vera. Chiamiamolo case history per darci un tono e per giustificare un intero post sulla faccenda.


Lo scenario

L’e-commerce A sta chiudendo e decide di inviare una newsletter a tutti i suoi clienti per comunicare che potranno servirsi dell’e-commerce B per continuare a usufruire di quel servizio. B chiede la nostra consulenza per la gestione di questa newsletter.

Ci arriva la bozza e correggiamo alcune frasi che non risponderebbero alla realtà. Non possiamo dire che ci saranno “tanti nuovi prodotti” se l’e-commerce vende gli stessi prodotti di sempre. Buoni ma non nuovi.

Non possiamo dire che questo buono sconto è valido solo per una settimana se B, in base a una strategia definita, ha deciso di lasciarlo attivo fino al 31 dicembre 2022.

All’ennesima correzione mi sento dire che “tanto lo sappiamo che il marketing dice tante caxxate”.

Ho risposto con garbo che noi preferiamo dire la verità. Le correzioni sono state fatte e l’email è partita senza caxxate.

Poi, insieme a Daniele, abbiamo riflettuto su quello che c’era di sbagliato in quella frase.

La definizione del termine marketing

Il marketing non è la pubblicità, men che meno il contenuto di una newsletter. Per velocità e chiarezza, riporto la definizione tratta da glossariomarketing.it:

“Processo che, a partire da una serie di obiettivi aziendali di medio-lungo termine e attraverso una fase preliminare di diagnosi della domanda e della concorrenza, arriva ad individuare i bisogni e le esigenze degli attuali e dei potenziali clienti e a stabilire le azioni più opportune per soddisfarli, con reciproco vantaggio per i clienti e per l’impresa”.

La generalizzazione

Il tanto lo sappiamo porta in un vicolo cieco. Chi lo sa? Chi è la fonte autorevole che lo sa? Generalizzare implica sminuire le affermazioni dell’altra parte in nome di un sapere generale che, in quanto massivo, sa quello che dice e ha ragione. Non funziona. In nessun ambito, men che meno in un contesto che dovrebbe essere creativo e in quanto tale anche innovativo. Rifuggiamo dal si è sempre fatto così.

Tante caxxate

Perché dovremmo dirle al nostro pubblico? Dove ci porterebbe? Come impostare una strategia fatta di fiducia reciproca se usiamo le mezze verità? Perché il nostro pubblico dovrebbe fidarsi e servirsi dei nostri prodotti o servizi se la promessa che facciamo non è sincera? Ma davvero, nel 2022?

Ad aprile 2020, mentre il lockdown procedeva tra pane fatto in casa e rimodulazione degli spazi per ospitare lo smart working, parlavo di cosa il pubblico si aspettasse dai brand in quel particolare momento storico. Ho riletto quel post e ho colto l’atmosfera di un momento storico che stavo vivendo sull’onda di un nuovo modo di esserefarecomprare. Parlavo di brand activism, di impegno sociale da parte dei brand, di un nuovo modo di agire durante la pandemia ma anche a lungo termine. Non parlerò ancora di quello ma parlare di sincerità è vicino, molto vicino a quelle riflessioni lì.

  • Perché blandire l’attenzione di chi ci legge o guarda con promesse finte o mezze verità non può ripagare.
  • Perché, mai come oggi, la fiducia con la propria community è la premessa essenziale per mantenere clienti e attrarne di nuovi.
  • Perché in un contesto storico sempre più incerto, confondere il pubblico con delle bugie non è efficace oltre che poco etico.
  • Perché nel 2022, mentre il marketing è sempre più relazionale, cioè incentrato sul cliente, non si può pensare di tradire le sue aspettative.
  • Perché in un contesto comunicativo fatto di online e offline non si può rischiare di compromettere la reputazione di brand. L’offline non perdona ma il pubblico online ancora meno.
  • Perché esagerare i vantaggi di un prodotto o servizio è una strategia figlia del qui e ora che non ripaga a lungo in termini di considerazione del brand e quindi di crescita economica.

Come si risolve?

In un solo imperativo: dire la verità, comunicare un prodotto o un servizio per quello che è o offre. Che ciò implichi uno studio a monte per soddisfare le esigenze del cliente o per rispondere a una sua domanda, lo do per scontato in questa sede.

Oggi la Pesce voleva solo raccontare una breve storia triste e riflettere su un concetto che si pensava dato per accettato: dire caxxate per attirare un pubblico serve poco. Da sempre. Oggi più che mai.

Colonna sonora: un trapano che arriva da chissà dove.

Paola Bernasconi
Paola Bernasconi
Copywriter della Pesce. Il Che Si Dice lo scrive lei.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.